domenica 13 dicembre 2009

SINDROME DI STANFORD: GLI ITALIANI RASSEGNATI

Nell’agosto del 1971, in California presso l’università di Stanford,lo psicologo Philip Zimbardo decide di compiere un esperimento. Sceglie 24 studenti; senza problemi psicologici, benestanti e soprattutto senza precedenti penali. Li divide in due gruppi: uno doveva interpretare le guardie e l’altro i carcerati. Inizia l’esperimento della durata di due settimane che doveva simulare la vita carceraria, il tutto condotto in un ambiente scientifico e costantemente monitorato.
L’esperimento, sfuggito anche allo stesso psicologo, viene interrotto dopo solo cinque giorni, grazie all’intervento di persone estranee.
Il gruppo che interpretava le guardie si era trasformato in un branco di feroci aguzzini; l’altro, i carcerati, mostrava profondi segni di traumi psichici, depressione, apatia e senso di rassegnazione per gli abusi subiti. Questo esperimento, ha dimostrato che partendo da un finzione consapevole, questa si trasforma poi in inconscia; la simulazione viene percepita come realtà.
Era quasi prevedibile la trasformazione delle guardie in sadici, mentre, il masochismo dei carcerati, sorprende molto, così pure la loro convinzione che “ da quella realtà era difficile uscire”; si accetta la nuova condizione senza ribellione. Una volta abituati a questo nuovo stato d’essere, ogni sopruso, prevaricazione, invece che spingere alla ribellione, convince che ciò è inevitabile. E mentre tra le guardie si era creato unità, i prigionieri erano confusi, sospettosi e pronti a tradire per piccoli privilegi. A questo punto ci chiediamo: e se l’Italia e gli italiani si trovassero attualmente in piena sindrome di Stanford?
Non è difficile trasportare questa finzione nel mondo d’oggi. Si fa credere alla gente che è artefice del proprio futuro. Non è necessario portarli in prigione, ma portare la prigione nelle case attraverso la televisione, i giornali, il computer. I media ci possono convincere che questa è l’unica realtà possibile.
Potete notare come non siamo sconvolti, né indignati pensando alla mancanza di lavoro, alla precarietà e alla dignità che ci viene tolta.
Abbassano i nostri salari, aumentano le tasse senza ragione e mentre le abbassano agli imprenditori, approvano leggi ad personam, fanno credere che la guerra sia giusta e voluta da Dio, ci tolgono la spazzatura dalle strade solo per affossarla chissà dove, cementificano tutto, ci fanno credere che l’unica energia pulita sia il nucleare, privatizzano l’acqua- un bene primario che dovrebbe essere gratuito-; riescono a farci odiare gli uni con l’altro, a guardarci con sospetto (come i prigionieri di Stanford). Non riusciamo a ribellarci, a protestare, abbiamo sostituito la nostra identità con quella virtuale e scientifica che hanno creato. Siamo caduti nella sindrome di Stanford. Siamo convinti che non esiste altra realtà se non questa, non riusciamo a ribellarci a nulla…tanto non cè nulla da fare. Loro, i manovratori, hanno usato l’arma dell’intrattenimento, con programmi demenziali; hanno sostituito man mano le nostre convinzioni con le loro; ci hanno convinti che tutto andasse bene; hanno usato anche l’arma della Politica e dell’Economia, con i soliti tormentoni: non c’è alternativa, bisogna agire in questo modo. Forse ci aspettavamo un aiuto esterno, ma non ci dobbiamo illudere, forse aspettavamo che qualcuno dall’alto ci liberasse? Forse pensavamo che l’Unione Europea ci aiutasse? Forse abbiamo creduto in Obama? No! Non bisogna sperare in un aiuto esterno, scopriamo questo grande gioco delle balle: il re è nudo ora e, si vede. Lasciamo la vostra prigionia immediatamente, spegniamo il televisore, con i giornali accendiamo il fuoco o usiamoli solo come carta igienica.
Scappiamo prima che questi prigioni virtuali diventino reali. Approfittiamone, tra poco potrebbe essere troppo tardi. Dovremmo allearci e non guardare il prossimo con sospetto, ma rivolgere il nostro sguardo al comune nemico, è lui che dobbiamo combattere..non dimentichiamolo!

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